Ultimamente vado spesso al cinema, sia perché avendo uno stipendio finalmente me lo posso permettere, sia perché grazie all’ondata Marvel/DC di supereroi, l’ondata di nostalgia anni ’80 e la “rinascita” del cinema italiano (con due tre film buoni) vi sono spesso cose interessanti da vedere. Ma all’uscita dal cinema non mi sono mai sentito come dopo questo film, cioè con una strana sensazione in bocca di amaro, come se mi mancasse qualcosa.
“Ready Player One” è un film del 2018 diretto da Steven Spielberg con Tye Sheridan ed Olivia Cooke ed è tratto dall’omonimo libro di Ernest Cline.
La pellicola è ambientata in un futuro distopico, a Columbus nel 2045 per la precisione. Tutta la popolazione mondiale è iscritta ad un videogioco/Social Network di nome “Oasis”, piattaforma dove il suo creatore, James Halliday, dopo la sua morte, ha disseminato tre Easter Egg, e chiunque li troverà diventerà l’unico possessore della sua eredità. Sarà compito di un ragazzino della bassa periferia di nome Wade (con il suo avatar Parzival) e e dei suoi amici cercarli, ed evitare che l’organizzazione IOI possa prendere possesso del mondo virtuale “Oasis” per i propri scopi economici.
Se il libro si basava quasi interamente su richiami agli anni ’80 con citazioni e ambientazioni mirate e nostalgiche. Il film strizza moltissimo l’occhio alle nuove generazioni invece, quelle nate dal ’95 in poi, facendo costanti richiami alla moderna “cultura pop” (quanto fa schifo questo termine?), ma, per non snaturare troppo le aspettative di chi aveva letto il libro, tutta la colonna sonora è presa dal decennio reso celebre dalle tastierine e dai capelli cotonati. Quindi si passa dai Twisted Sister ai Bee Gees, mentre sullo schermo appaiono il gigante di ferro o il T-Rex di Jurassic Park (Eh, Spielberg…volevi dirci che oramai ti amano tutti e fai parte delle cultura popolare? eh? EH?). Oltretutto, citazioni buttate a casaccio senza quasi mai un nesso con la trama, inserite con l’unico scopo di far dire allo spettatore “Ehi! Hai visto chi c’era?”; il film con o senza di loro andava filato e liscio senza intoppi.
Altro problema sono i personaggi, infatti se alcuni sono piatti come una tavola da surf, altri sono iper-caratterizzati. Si esagera e quindi un ragazzino di circa 15 anni, non solo è un patito di videogiochi, fumetti, serie TV e chi più ne ha più ne metta, ma anche un palestrato ed atleta, capace di movimenti nella vita reale per i quali servono anni di allenamento.
Inoltre, purtroppo, alcuni personaggi sembrano fuori posto: se il cattivo principale sembra più un malvagio alla Scooby-Doo, gli altri non dicono nulla, sia i suoi bracci destri, sia tutti coloro che lo supportano nella missione alla ricerca degli Easter Egg.
Da sottolineare, inoltre, l’inutilità della storia d’amore inserita a forza tra i personaggi di Parzival ed Art3mis, che in ogni momento in cui appare sembra messa solo per scaldare i cuori.
Per quel che riguarda gli effetti speciali sono l’unica cosa che resta impressa nella mente, infatti tutto il mondo di OASIS creato in CGI colpisce in ogni momento, facendoti perdere nelle sue immagini, nei suoi paesaggi e nei suoi mondi incredibilmente realistici eppure impossibili; probabilmente verrà candidato all’Oscar per gli effetti speciali visto che il 70% buono della pellicola è computer-grafica di elevatissimo livello, soprattutto in due scene che, probabilmente, sono la cosa migliore di tutta la pellicola.
Personalmente non so se consigliarvelo (a meno che, come detto sopra, non siate nati dopo il 1995, allora sì), infatti se vi aspettate riferimenti a giochi di ruolo e agli anni ’80 resterete parecchio delusi; se cercate un calderone di cultura pop moderna, allora non esitate a vedere questo film.
Se proprio volete vi consigliamo di farlo ingurgitando un cocktail di gamberi con salsa rosa rigorosamente al brandy, infatti probabilmente questo è il cibo più “cotonato” (come ogni capigliatura che si rispetti tra il 1981 ed il 1989) che sia mai esistito.
P.S.:
Come faccio a sapere che era proprio il T-Rex di Jurassic Park? Perché io questo suono me lo sogno ancora la notte.