Recensioni

“Ammazzarsi per sopravvivere”, Iain Levinson

“We are the 99%” è uno slogan – mai fuori moda – che andava per la maggiore un annetto fa in quel di Wall Street. Questa espressione, chiamatela demagogica, chiamatela populista, è la indecente ma rassegnata realtà. Berlusconi fa più soldi della Sicilia. Briatore incassa più del Rwanda. E noi stronzi siamo il 99%. Forse non a livello strettamente numerico, e senza inserire nel campione il terzo mondo  (sballerebbe le tare e di conseguenza tutti i valori statistici), ma concretamente, se restiamo nei confini dell’Occidente e quindi del famelico capitalismo, questo slogan rimane più che attendibile.

Siamo il 99% ed all’1% di noi – come disse il poeta – frega cazzi.

Socrates Edizioni traduce (grazie ad Eleonora Putignano) un testo in cui l’autore, partendo da questo assioma, ci riporta tutti con i piedi per terra. Alla fine di queste 150 pagg, del mito americano non restano altro che i cocci. I tempi del decantatissimo self made man e di un Bruce Springsteen che sculetta subliminale per Zio Sam sono ormai parecchio lontani.

Gli Stati Uniti sono più vicini alla vecchia e arrancante Europa di quanto non lo siano mai stati: l’11 settembre ce li aveva già mostrati vulnerabili, e ora la crisi mondiale ha dato il colpo di grazia, livellando il ceto medio e piccolo borghese in un’unica massa di plebaglia precaria e senza futuro. Il Nuovo Mondo, una potenza in declino. Una economia, come la nostra, in caduta libera.

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Iain Levison riesce con un testo leggero e privo di paternalismi a disegnare un desolato ritratto degli USA made in crisi. Nessun lavoro od opportunità per i laureati, ed ecco che  il sogno americano se ne va in letargo per almeno una decina d’anni.
“Ammazzarsi per sopravvivere” è un romanzo scorrevole e lineare che con amaro umorismo ci trascina in giro per i vari sfortunati episodi di collocamento di un protagonista che, seppur senza alcun tipo di esperienza (effettiva), si destreggia tra mille tentativi uno più vicino allo schiavismo dell’altro.

Ditte di traslochi, pescherecci, fast food: niente è troppo umiliante o svilente per un iperqualificato disoccupato in bolletta, e del resto non c’è niente che non si possa imparare con giusto un paio di settimane di pratica. Choosy è un aggettivo neanche lontanamente assimilabile al protagonista, che anzi sfrutta ogni suo improponibile impiego, trasformando schiavismi e sputazze in faccia in occasioni, in  esperienze di quella che diventa una formazione anche e soprattutto interiore. La laurea in letteratura, invece di marcire nel comodino, si attacca e si fonde con le sue esperienze da precario nell’era della crisi globale, sbocciando in uno stile narrativo asciutto e tagliente, sardonico, in una penna provocatoria e dissacrante.

“Ammazzarsi per sopravvivere: le infinite fatiche di un precario americano” di Iain Levinson,  Socrates Edizioni. Leggetelo, e penserete che l’Europa sia ancora il posto migliore per cercar fortuna.

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Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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