Ho sentito di un tale che è andato ad una festa con la sua fredda carcassa e non è più tornato.
Me lo racconta la mia ombra bugiarda.
Parliamo spesso oramai .
Prima capitava un giorno a settimana. Poi entrambi abbiamo capito che dovevamo abusare di noi stessi.
Lei mi racconta delle strane storie di strana gente e io stento a crederle a volte.
Dice che in queste feste i ragni si accoppiano con le bottiglie di birra…
Che alle libellule vengono strappate via le ali solo per il gusto. Che i lupi sborrano dentro ciotole e le cagne brindano fino a sentirsi male. Che dellle vecchie api succhiano il nettare senza pungere affatto. Che delle pecore infreddolite sono legate per bene agli altari . E fanno dell’ottima ricotta. Fresca. Che i passanti lavorano con tutto quello che trovano in giro. E poi usano il cucchiaio di legno fino alla gola. Che gli vomitano addosso. E mettono paura alle signore con la barba. Che gli pisciano in bocca.
Che viene duro comunque. Anche se ti fa schifo. Che più fa schifo e più ti viene duro.
Perchè se godi non stai poi tanto male. E tutte le cose si fondono insieme.
C’è così chi finge di essere un cadavere e si paralizza per terra a cosce larghe.
Chi si fa toccare in silenzio e quasi si addormenta.
Chi finge di essere stuprata e urla e piange e si dimena nel sangue di ogni mese.
Chi ne esce redivivo. Chi non esce vivo per niente.
E poi c’è la mia carcassa che ha freddo, però continua a guardare.