Lettera 22

Il seminario dell’Università di Bologna contro la violenza di genere

Oggi, 25 Novembre, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Se ne parla spesso e ognuno propone la propria ricetta, spesso senza conoscere il tema e le implicazioni. Si dice spesso che bisognerebbe partire dalle scuole e dalle università per spiegare il rispetto e le questioni di genere. È quello che ha fatto l’Università di Bologna, che esattamente un anno fa, il 25 novembre 2013, ha presentato un ciclo di seminari di 15 lezioni indirizzate agli studenti di filosofia dell’Alma Mater. Il corso aveva frequenza obbligatoria per ottenere l’attestato di partecipazione e conseguire la laurea, ma nessun esame finale.

Questa la testimonianza di una nostra amica, che ha partecipato al corso. Prima di lanciarvi con commenti ed osservazioni, ricordatevi che stiamo parlando di un seminario tenuto da persone che hanno seguito e studiato le questioni di genere. Se non siete d’accordo con loro, concedete il beneficio del dubbio: magari non sono loro a sbagliare, ma voi a non saperne abbastanza.

L’obiettivo del corso è capire le origini di un male di cui abbiamo notizia ogni giorno, mostrare come sia un problema di tutti, e non di alcuni uomini violenti. L’obiettivo del corso è “complicare le idee”, dice la professoressa Babini, per spiegare come l’argomento non sia affatto semplice. Infatti il primo incontro è con lo storico Sandro Bellassai, che mostra quanto il problema sia reale e radicato nei secoli e non può essere liquidato con due frasi.

Bellassai spiega che c’è un orco cattivo dentro ogni uomo, nutrito da una cultura patriarcale dominante, quella per cui in amore e in guerra tutto è permesso. Per opporsi a quest’orco bisogna imparare a conoscerlo, a riconoscere nei propri gesti più piccoli e apparentemente innocui il germe dentro di sé. Bisogna conoscere la violenza in tutte le sue sfaccettature, fisiche e psicologiche, per acquisire consapevolezza di sé ed imparare a non perpetrarla. Questo incontro mi ha insegnato che dire “non tutti gli uomini sono così” non significa nulla e che l’ego di alcuni non deve più essere più importante della sicurezza di altri.

La cultura dominante si riflette nella lingua, spiega invece Dacia Maraini -che scriveva di violenza sulle donne da quando ancora in Italia vigeva il delitto d’onore – e persino la lingua si comporta in maniera maschilista. Nel suo incontro, “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, come il suo romanzo più famoso- Maraini ci spiega l’influenza della lingua con un linguaggio semplice ed un tono leggero. Questo è forse il punto più valido del ciclo di seminari: gli ospiti non sono mai pedanti, né si abbandonano a barocchismi, rendendo le lezioni interessanti e stimolanti.

Forse l’incontro più seguito è “Amare per forza”, per merito della fama del suo relatore, il professore Remo Bodei. Bodei ci offre una panoramica sulle dinamiche che portano al “femminicidio”, all’infinita (ma sarebbe ora di finirla) sequenza di “delitti passionali”, per riconoscere il marcio in una coppia, prima che accadano disgrazie, per capire cosa cambiare nella mentalità, ancora prima che nei gesti.

C’è chi ha liquidato questo corso dicendo: “bisogna insegnare ad una donna a non legarsi ad un uomo violento”, la stessa argomentazione di chi sostiene che nello stupro ci sia sempre un po’ di colpa nelle donne che “provocano”. Un’argomentazione facile per lavarsi la coscienza: la vittima è anche complice, quindi non c’è modo di difenderla se non si difende da sé. La violenza non è sempre riconosciuta e questo seminario serve a dare consapevolezza sia agli uomini per non commetterla, sia alle donne per non subirla adducendo come pretesto “l’amore” o “i figli”.  Inoltre, una buona parte della violenza viene perpetrata nei confronti di donne che sono bravissime a lasciare un uomo violento, da parte di uomini che pensano “o mia o di nessun altro“.

Bisogna anche considerare la situazione di una certa Italia, troppo legato alla tradizione maschilista. Esistono paesini dove alcuni matrimoni sono combinati, dove lasciare un uomo porta all’emarginazione come una lettera scarlatta d’altri tempi, dove “il matrimonio va accettato anche se fallisce”, anche se lui ti mena, e nessuno alza un dito in tua difesa (perché tra moglie e marito…). Quando un ragazzo accoltella e brucia viva la “fidanzatina” perché questa minaccia di lasciarlo, offrendo mesi di trasmissione a Barbara D’Urso, si può considerarlo un caso isolato o un frutto di una cultura marcia che va combattuta, anche a colpi di seminari e corsi obbligatori.

Sono rimasta stupita dalla capacità degli ospiti di evidenziare che il fenomeno ci riguarda tutti e personalmente. Da parte mia, ho ricevuto una visione più chiara sulle dinamiche del “femminicidio”. Ho capito alcune delle cause per cui viviamo ancora in una società ancora molto patriarcale, e in cosa ho sbagliato io quando sono stata vittima di violenza e non ho reagito.

Serve un radicale cambio di cultura, a partire dalle università e poi a cascata fino ad insegnare almeno le basi del rapporto civile uomo-donna anche nelle scuole di grado inferiore, per crescere una nuova generazione consapevole e quindi meno esposta al rischio. La comprensione di un problema è il primo passo per risolverlo.

Io nel frattempo ho cambiato fidanzato 🙂

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About Musik

Conosco a memoria "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma che non avete mai osato chiedere". Il libro, non il film. L'ho letto a 15 anni. Me l'aveva regalato mio padre. Sono cose che lasciano il segno.
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