Recensioni

LA MARCATURA DELLA REGINA, Giovanni Di Giamberardino


h20.00
Paolo non ha fatto spesa. Sta scrivendo una roba per quel sito di merda che LUI chiama fanzine e IO chiamo chiavica; è chiuso  in camera a battere sulla tastiera da non so quanto ormai. Così vado a cena dai ragazzi: mi hanno invitato per una bistecca. Simone ha comprato trenta euro di fiorentina DOC. Io porto il vino: tre bottiglie cinque euro al Pim, un Nero d’Avola neanche troppo male. Ascolto Chicken Payback dei The Bees fino a che non si scarica l’mp3 e decido che è l’ora di una doccia prima di uscire.  A Paolo non dico niente, so che se lo invitassi declinerebbe l’offerta con un’ironia che ormai trovo insopportabile. E’ un povero coglione, e forse ne è addirittura consapevole.

h21.00
Devo ammettere, al di là del procrastinare tipico di qualunque studente degno di questo nome, che mi piace aspettare che dall’uscita del libro da recensire sia trascorso già qualche mese prima di scriverne, mi sembra di prolungarne la vita, di regalargli – per quel che posso – maggior respiro.

Conoscete mica la serie tv “24“?

Io personalmente non ho mai visto una puntata per intero, non è il mio genere. So però che si tratta di un serial americano composto da stagioni di ventiquattro puntate, ciascuna delle quali dura un’ora. Ogni puntata riprende gli avvenimenti che, in tempo reale, un’ora dopo l’altra porteranno alla conclusione ed alla risoluzione del torbido intreccio tipico del thriller poliziesco made in USA. Il tutto per quanto ne so è di qualità ottima.

La Marcatura Della Regina, di Giovanni Di Giamberardino (Socrates Edizioni) riproduce su carta la stessa struttura narrativa. Tuttavia mentre per il caso “24” la regia rimane e deve necessariamente rimanere fedele a se stessa, nel caso del romanzo Socrates ogni ora (ergo ogni capitolo) diventa occasione per un esercizio di stile funzionale ai fini della storia.
Ciascuna delle ventiquattro parti cambia  quindi per forma, registro, tensione e personaggi (che a volte si sfiorano vicendevolmente in un intreccio volendo alla “Sliding Doors”). I personaggi appunto, tutti – alcuni molto più direttamente di altri – hanno a che fare con un efferato, maldestro omicidio avvenuto nella notte silenziosa di una Roma algida e indifferente. Alle ore 24.00 – ovviamente – tutto sarà drammaticamente chiaro.

Questo romanzo è quindi al tempo stesso esercizio di stile e giallo, ed esperimento per una casa editrice (Socrates _ Collana Luminol) dal gusto deciso ed elegante. L’autore è giovanissimo (nato a Roma nel 1984) ed ambizioso, il risultato è avvincente per la scelta strutturale e per i continui cambi di direzione.

La Marcatura Della Regina non è un titolo casuale: l’ape con la sua  filosofia di vita – fatalistica e crudele – vaga da un racconto all’altro macchiando qua e là il plot di polline e amaro miele, e diventa spunto per riflessioni forti.
In un romanzo (apparentemente) senza protagonisti  preponderanti, sono il fato e le leggi di natura a fare capolino in una Roma che, seppur cinica e spesso desertica, riveste un ruolo di grande importanza: matrigna svampita pronta ad enfatizzare la solitudine di ognuno, e catalizzatrice chimica di ogni evento. 


L’idea non è nuova ovviamente: “il-romanzo-composto-da-racconti-disomogenei-tutti-
accomunati-da-un-filo-rosso-che-diventa-visibile-solo-nell’ineluttabile-climax-finale” è un prodotto che più volte mi è capitato di sfogliare (un esempio che mi sembra calzante e che ricordo bene è “Ambarabà” di Giuseppe Culicchia, ma sicuramente ce ne saranno altri ancora più rilevanti e vicini al titolo in questione); la novità in questo caso sta nella fermezza con cui l’autore si attiene alle regole del gioco: ogni racconto è PROFONDAMENTE diverso dal precedente in ogni suo aspetto. C’è un grande sforzo stilistico alla base del testo; e gli sforzi vanno premiati quantomeno da una sana curiosità per il risultato finale.

Su youtube un interessante sviluppo multimediale: l’autore – Giovanni di Giamberardino – alla scoperta dei luoghi del romanzo, in un “director’s cut” interessante che personalmente ho apprezzato molto.

h22.00
– Ah merda! Stacce attento co’ ‘sta bistecca! La stai a brucià!
– Ma che minchia dici mbare? Ma se qua la brace sta morendo preciso.
– T’ho detto stacce attento, nolla brucià che oggi me so’ svenato pe’ passamme lo sfizio.
– E io t’ho detto che qua la brace è mezza morta, ci vuole un’ora per cuocere tutta ‘sta carne. Non la brucio. Tranquillo stai.
– Ma l’hai sentito Vincenzo? Viene?
– Dovrebbe venire, dice che porta il vino lui. Le solite tre bottiglie di Nero d’Avola. C’è l’offerta al Pim di sicuro ‘mbare.
– Purciaro!*
– Ma perché non cerchi un film nel mentre, che quello tra mezz’ora è qua.
La bistecca rischia davvero di bruciarsi, perché Salvo sa cucinare bene solo i primi piatti e tra gli schizzi di grasso, la carbonella e le griglie incandescenti proprio non è a suo agio anche se non lo dà a vedere. A Simone però, fidatevi, importa poco, la fiorentina la mangerà comunque: cruda, carbonizzata non fa nessunissima differenza. Per smorzare la fame intanto pasteggia a grana e miele di fronte al pc.
– Alvaro Vitali? Bombolo? Pornazzo?
– Metti coso, quello lì, quello con Raul Bova che è uscito adesso.
– Se vede male! Te ll’ho detto l’artra vorta.
– Allora aspettiamo Vincenzo, se porta Paolo quello i film li sa cercare.
– No Paolo no. Quello de film non ce capisce proprio ‘ncazzo.

* [vocabolo del vernacolo romano] dicesi di individuo avaro, poco incline allo spendere – il proprio – danaro; uomo poco generoso.

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Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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