Lettera 22

CONFEDERATIONS CUP: DAY 7


Alla fine tutto è andato come i bookmakers si auguravano: Spagna e Brasile, le squadre quotate meno per la vittoria, in finale di Confederations Cup. Nei due derby sudamericano ed europeo le prime classificate del girone hanno eliminato le seconde rispettando i pronostici e relegando Italia e Uruguay alla finale 3°/4° posto. Già non conta un cazzo la finale con la coppa in palio, figurarsi questa.

Il Brasile si sbarazza con qualche difficoltà dell’Uruguay. L’ultima volta che le due squadre si sono incontrate in una rassegna organizzata in Brasile è stata scritta la pagina più nera della storia calcistica (e non) carioca: finale del Mondiale al Maracanà, centomila persone che tifano una sola squadra e l’altra vince con un ghigno beffardo. Se non fosse che la Confederations Cup non vale un cazzo si potrebbe dire che, a distanza di 63 anni, si è consumata la vendetta. Ma siccome non conta nulla e fra dieci anni nessuno si ricorderà questa partita, la vendetta aspetterà.
Il 2-1 finale porta le firme di Fred, Cavani e Paulinho, che a un minuto dalla fine regala il vantaggio al Brasile e scaccia gli spettri dei supplementari. L’unico mio rimpianto è che Montero, uruguaiano di Montevideo, sia nato in anticipo di dieci anni. Paolone “quella tibia ti serve?” Montero è ciò che io reputo il regalo perfetto per Neymar, ventenne che salta e sviene ogni qualvolta si palesi l’ombra di un avversario e al quale servirebbe subire un intervento calcistico di quelli d’autore. Una scivolata a gambe unite e piedi a martello sulle ginocchia per fargli capire che in fondo una manata sulla spalla non è quanto di più brutto possa capitarti in un campo da calcio.

Lo stesso Neymar si è però reso protagonista anche di un bel gesto di fair play: Gonzales esce dal campo e passa vicino al brasiliano stuzzicandolo, Neymar risponde mandando baci e il difensore uruguaiano su twitter chiude dicendo che si tromba la sua ragazza. Galantuomini d’altri tempi su twitter.

L’altra semifinale, quella in teoria dall’esito scontato con la Spagna facilmente trionfante e l’Italia fuori, ma “a testa alta contro i più forti di sempre”, è stata la più incerta, con gli iberici che staccano il pass per la finale solo ai rigori subendo per tutti i 90 minuti il gioco frizzante e brioso dell’Italia, soffrendo le incursioni di Maggio e Candreva, i guizzi di Giaccherini e il gioco di sponda di Gilardino. Tutto quanto appena scritto è tratto da una storia vera. L’unica pecca degli azzurri è stato non concretizzare le tante palle gol avute. L’errore dal dischetto di Bonucci, la cui tattica “chiudo gli occhi e tiro fortissimo come facevo all’oratorio” non ha pagato e ha regalato la vittoria alla Spagna. Alla fine usciamo, come al solito, a testa alta, talmente alta che Chiellini a fine partita dichiara: “ ci siamo anche un po’ rotti di uscire a testa alta, stavolta dovevano uscire loro a testa alta”. Per poi aggiungere: “fra due giorni e mezzo giochiamo all’ora di pranzo, quando ci saranno trenta gradi, il 90% di umidità e noi arriviamo da 120 minuti di lotta: gran bel lavoro FIFA”. Alla fine il migliore in campo sarà Iker Casillas secondo la FIFA, Antonio Candreva secondo tutti. Il laziale inizia la partita da sconosciuto, corre 120 minuti con freschezza e lucidità, poi arriva al dischetto e fa il cucchiaio al migliore in campo. Non è servito a nulla, ma è una gran bella storia da raccontare ai nipotini.

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About Allorio

Ama lo sport, ma non viene granché ricambiato e, probabilmente, se chiedeste a Lui (lo sport) direbbe che non si sono mai visti. Nasce a Cagliari, dove capisce che a scrivere se la cavicchia, mentre a scrivere stronzate è proprio un fenomeno. Bisogna solo stabilire se è merito suo o colpa della pochezza di Cagliari. Cresce artisticamente a Quartu Sant'Elena e questo di per sé fa già molto ridere. Quasi maschilista, quasi sessista, quasi una persona pessima.
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