Zozzerie

Milano Pride 2013

C'era una fiumana di gente

Sabato 29 Giugno c’è stato il gay pride a Milano e io sono andato a sfilare in pantaloni viola, maglietta nera e arcobaleno sulle guance.

Ci sono andato perché io credo nel pride. Credo che la miglior risposta ad uno zotico che ti dice di vergognarti per quello che sei sia urlargli in faccia che invece ne sei orgoglioso. Ed urlarglielo col sorriso. Credo che la miglior risposta agli ipocriti del “a me sta bene l’omosessualità, ognuno può fare quello che vuole, basta che stia a casa propria” (questi ipocriti spesso indossano una fede al dito che strilla SONO ETERO) sia sfilare per le strade, sempre sorridenti e vestiti delle peggiori intenzioni, mostrando tette al vento chirurgicamente costruite e culi scultorei all’aria.

Ci sono andato perché credere nelle cose non basta, mettere i like, commentare i blog, non può bastare. A volte bisogna scendere in strada e aiutare le cause in cui credi e fare numero. E allora sono sceso e ho visto cose.

Ho visto maschere degne del miglior carnevale, come quelle indossate dagli ipocriti per mascherare la loro omofobia, come quelle di chi nega la propria omosessualità, come quelle indossate dagli omosessuali, ogni giorno, per vivere in un mondo in cui è considerato naturale nominare la propria fidanzata, ma al primo accenno di cuffie viola ti si chiede “non sarai mica gay?”.

Ho sentito bande che suonavano “tu ti lamenti ma che ti lamenti, pigghia lu bastoni e tira fuori li denti”, ho sentito tamburi battere il ritmo e casse risuonare Lady Gaga.

Ho visto colori sgargianti indossati e sventolati, come l’arcobaleno simbolo della comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender). Ho visto tanti striscioni e tante bandiere, ognuno a sostegno della propria minoranza, l’Arcigay e l’Arcilesbica, il movimento a favore degli orsi (teneri, grossi e pelosi) e il gruppo del Politecnico di Milano, perché in questo mondo essere gay è difficile, essere pure ingegneri è proprio una gran sfiga.

Ho visto la gente affacciata alla finestra e dai marciapiedi. Li ho visti sostenere la causa, li ho visti con aria schifata, li ho visti riprendere e li ho visti applaudire. Ho visto il corteo esultare quando quello affacciato alla finestra era un gran bel manzo.

Ho visto il sindaco di Milano, per la prima volta, parlare dal palco alla fine del corteo. L’ho sentito urlare, dire che siamo tutti uguali e tutti diversi, l’ho sentito parlare della Casa dei diritti, dove qualunque cittadino possa essere ascoltato e l’ho sentito reclamare diritti per tutti, a prescindere dal sesso della persona che si ama.

Ma soprattutto, ho visto un ragazzo venire con me alla manifestazione. Un ragazzo a suo agio come Harrison Ford ad Amici. L’ho visto partire con una felpa legata in vita, perché “sia mai che ti tocchino il culo”, e poi arrivare alla fine del corteo sciolto e rilassato, fare foto con trans, parlare con i cubisti gay per chiedersi di mettersi in posa, stringere mani, ridere e scherzare.

Un piccolo passo alla volta, ci prenderemo questi diritti.

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About Musik

Conosco a memoria "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma che non avete mai osato chiedere". Il libro, non il film. L'ho letto a 15 anni. Me l'aveva regalato mio padre. Sono cose che lasciano il segno.
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