In un momento triste per la nostra economia: con una classe politica che eufemisticamente è definibile come assente e un sistema mass-mediatico di stampo nazista (fascista è poco: vedere “Qui Radio Londra” per credere, ed in particolare questa puntata http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ee996340-2d45-4183-af52-c99794f5400c.html?#= – concentratevi sull’ultimo minuto del filmato), l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci è semplice e si chiama utopia.
(Secondo il DDL intercettazioni tutto ‘sto incipit val bene una querela)
Utopia [u-to-pì-a]: s.f. (pl. -pie) Modello immaginario di un governo, di un sistema, di una società ideale in cui tutti vivono in perfetta armonia e felicità.
Lettere dalla Kirghisia, di Silvano Agosti, racconta un’utopia.
Uno stato dove ogni diciottenne ha diritto ad una casa seppur piccola, e dove se si vuol far l’amore basta mettere un piccolo fiore azzurro all’occhiello.
Uno stato dove le scuole sono bandite, e l’insegnamento viene dalla vita vera e dai computer, un sapere universale non coatto a cui tutti possono accedere.
Si lavora tre ore al giorno, e il resto della giornata è dedicato alla vita, questa sconosciuta, perchè un lavoratore felice produce di più.
Un paese (se non lo aveste ancora capito…) immaginario, dove non esistono armi (relegate ormai al ruolo di pezzi da museo della brutta memoria), perché è ovvio: “Graecia capta ferum victorem cepit” – La grecia conquistata, conquistò il feroce vincitore”
“Qualsiasi popolo venendo a contatto con noi, si convincerebbe di quanto è semplice vivere in uno stato di permanente serenità. Li aspettiamo”.
Lettere dalla Kirghisia è il manuale della mentalità sociale aperta, la summa del pensiero politico (forse troppo?) positivo ed ottimista (ma si può essere “troppo” ottimisti?).
E’ un libriccino di un centinaio di pagine, scritto a caratteri grandi (lo leggerete in un’ora): vi aprirà la mente, e penserete che sì, un futuro diverso è possibile, ma è necessario cambiare (cominciando dal nostro modo “occidentale” di vedere le cose) davvero tutto.
Distruggiamo le impalcature sociali e gli inutili pro-forma che ci rendono apatici e refrattari al cambiamento: pensiamo fuori da questo mondo! Sii la tua Kirghisia!