Recensioni

IL PRINCIPE E’ MORTO CANTANDO, Andrea Caterini

Questa non è una recensione. Una divagazione, questo sì.

Il Principe è Morto Cantando è un saggio tosto, di quelli da lettore “forte”.
E’ un testo ambizioso che potrebbe essere frainteso; a scanso di equivoci infatti l’autore avverte: “Una autobiografia letteraria attraverso l’analisi critica del personaggio”. Non si tratta quindi di un’opera di pura (ed aggiungerei velleitaria, vista la notorietà degli autori analizzati) critica letteraria.
E’ un esperimento che parte da una ipotesi che (io) condivido in pieno e che (con gli spartani mezzi intellettuali di cui dispongo) sintetizzerò con un “tutto ciò che si scrive è autobiografia”. Questa brutalità a grandi linee rende bene l’idea: io stesso in questo momento non faccio altro che esprimere la mia supponenza e la mia faccia da culo nel discutere di un testo che tout court non avrei nemmeno dovuto leggere (per palese misconoscenza in materia “classica”.)
Lo faccio lo stesso. Quindi si deduce che a) sono appassionato b) ci provo c) sono avventato.
Mi limiterò a girarci attorno, come si conviene su Trashic Magazine. Per coerenza.

La Critica (da sempre) è un’opinione!
Con questo assioma buttato giù così, su due piedi, si apre il dibattito. Esiste “La Critica” con la “C”? E’ necessaria?
E al giorno d’oggi? Cos’è se non autocelebrazione?
E’ critica definitiva quella di Serino? E’ un’indagine oggettiva quella di Parente su “Il Giornale”? E Lankelot?
Qualunque sia la vostra risposta, resto dell’idea che la critica letteraria più si avvicina alla forma narrativa e meglio è. E’ un Genere che per risultare valido ed accurato dovrebbe fornirsi della psicanalisi, della geografia, della storia, della sociologia, di ogni mezzo lecito porti all’immedesimazione prima ed al catabolismo discretivo subito dopo. L’oggettività e la soggettività restano (a mio parere) criteri relativi.
La stessa cosa (credo di aver capito) pensa l’autore del Principe: la sua visione è quello che conta nella meccanica del suo testo, l’oggettività c’è ma lascia giustamente il tempo che trova.
Nelle quattro parti in cui il libro è suddiviso (“La coscienza”, “La figura”, “La storia” e “La scoperta”) Caterini non si limita ad analizzare opere e soprattutto personaggi ma, in pieno stile mise en abyme, proprio attraverso questa analisi manifesta manie, vizi, gusti personali.
L’Autore diventa più o meno consapevolmente terza persona, bersaglio scoperto della propria indagine, con sommo, ovvio (e malcelato) gusto.

Per chiudere: le opinioni di Caterini sono puntuali e interessanti. L’operazione anche se rischiosa e potenzialmente di nicchia è adatta anche ad un pubblico di lettori meno “forti” e “preparati”.
Gaffi è un marchio da tenere d’occhio.

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About E. A. Paul

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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