Trashic

Thy Catafalque – Naiv

KvDL8Ki

Nel mio girovagare in cerca di musica, mi capita ultimamente di ri-ascoltare band che in passato avevo denigrato o evitato, per gusti musicali all’epoca diversi e poco aperti verso musica “diversa” da quella a cui erano abituate le mie orecchie.
Una di queste band, in passato evitate, è appunto “Thy Catafalque”: una band ungherese che avevo già ascoltato nel 2016 quando uscì il loro album “Meta” e che mi colpì tantissimo per la sua copertina.  Musicalmente parlando però mi avevano lasciato a bocca asciutta, come quando mangi 5 macine e non hai a portata di mano un bel bicchiere di latte.
Gli ho dato una seconda chance con l’uscita del loro ultimo album, rilasciato nel 2020, dal titolo “Naiv”.
Prima però di scandagliare l’album nella sua interezza due parole vanno spese per i Thy Catafalque, band attiva dal 1998 e composta da una sola persona, Tamás Kátai, che suona praticamente tutti gli strumenti e si occupa di tutto ad eccezione, per ovvi motivi, delle voci femminili, affidate a Martina Veronika Horváth.
Ma ora addentriamoci nell’album.
“Naiv” è uno stranissimo progetto – interamente cantato in ungherese – che unisce al suo interno le anime più disparate: dal black metal al progressive rock classico, passando per la musica tradizionale magiara e per un sacco di elettronica. L’album si apre con “A bolyongás ideje”, brano che unisce le sfuriate del black metal, alle incredibili melodie vocali cantate di Martina, il tutto senza confondere, senza spiazzare, ma anzi, creando un mix uniforme e molto orecchiabile che non si arresta fino al termine della traccia.
Dopo la strumentale “Tsitsushka”, da segnalare per l’uso del sax e dei fiati in generale, si arriva a ” Embersólyom”, che sopra ci aggiunge melodie tradizionali ungheresi, che insieme a flauti e cori creano un’atmosfera incredibilmente eterea, al punto tale che nonostante il brano sia perfettamente in linea con quello che hai ascoltato precedentemente ti fa dubitare che si tratti di un pezzo dello stesso album.

Si arriva a “A valóság kazamatái”, che nel giro di un minuto passa da un synth dannatamente anni ’80 a percussioni e mandolino, senza mai abbandonare un tappeto di elettronica che trascinerà il brano fino alla fine, il tutto a far compagnia ad un riff di chitarra essenziale che si evolve dopo una strofa in screaming  che sembra uscita da un brano dei Genesis, fino a tornare poi il pezzo cattivo ed elettronico che era all’inizio, chiudendo così la struttura circolare del brano.
Potrei parlare di ogni singolo brano di questo lavoro ed elogiarlo manco fosse il Sacro Graal della musica non mainstream, ma l’ultima nota la voglio assegnare a “Kék madár (Négy kép)”, brano strumentale che unisce tutte le anime di questo lavoro in quello che forse è il suo punto più alto a livello creativo e musicale.
Quest’album va ascoltato, perché nella mia vita credo di essermi stupito solo un’altra volta del fatto che un album fosse stato interamente scritto, prodotto ed arrangiato da una sola persona; questo 2020 ha fatto abbastanza cagare e questo “Naiv” è una delle poche cose buone.

P.S.:
se vi consigliano una cosa che al momento vi fa cagare, mettetela da parte ed ascoltatela tra 3 anni, magari non era poi tanto male.

Tagged , , , , , , , , , , , , , ,

About TmsKING

Tms K.I.N.G. vive una strana doppia identità: di giorno triste studente universitario, di notte si immerge in un universo parallelo cosparso di Machine Head e Trucebaldazzi. Vivendo da solo in questo infausto universo, cerca tramite i suoi articoli di trascinare qualcuno nel suo mondo contorto, per avere compagnia durante l'ascolto di un CD Brutal Metal di qualche band georgiana e godersi una pizza e un film, possibilmente di serie B …
View all posts by TmsKING →

Lascia un commento