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Alcest – Souvenirs D’Un Autre Monde

 

La one-man band francese Alcest nasce nel 1999 come un progetto prettamente metal o, per meglio dire, black-metal. Tuttavia ciò che ne viene fuori non ha nulla a che fare con tematiche pseudo-sataniche, cantate da oscuri o alquanto improbabili ribelli dal volto truccato di bianco e nero, a mo’ di panda. Tutt’altro. Le radici di questa proposta musicale vanno ricercate nelle (poche e stranianti) parole di Stéphane Paut, aka Neige, artefice del progetto. Ma andiamo per ordine.

Souvenirs D’un Autre Monde viene pubblicato nel 2007, primo full-lenght ufficiale dopo la pubblicazione di un EP. Se già quest’ultimo aveva lasciato intuire il futuro profilo, l’album di debutto dà piena voce alle esperienze visionarie del polistrumentista transalpino; difatti, in età infantile, Neige è pervaso da visioni di un mondo ultraterreno, onirico, quieto, bucolico, dove l’anima si libera dal corpo e transita in questo luogo paradisiaco e luminoso. Privo di caratteristiche terrestri, esso è fatto di lande senza fine e presenta un’atmosfera quasi mistica; “la cosa più affascinante che l’uomo può concepire con la propria mente“, lo definisce il ragazzo francese. Ed è la copertina stessa ad anticipare il concept dell’album: la cover ritrae una bambina, persa nel proprio mondo interiore, intenta a “suonare” con un filo di paglia senza badare alla realtà circostante. Insomma, un mondo difficilmente immaginabile, se non guidati da quest’opera discografica.

Printemps d’Emeraude spalanca le porte di questo viaggio: il suono ruvido e distorto delle chitarre inizialmente forma un solido muro sonoro, il quale si sfalda improvvisamente per dar spazio a lontane voci di bambini, circondati solo da un arpeggio avvolgente; sulla strada di un “Ethereal Metal” influenzato dallo shoegaze anni ‘90, il disco, bene o male, si muove su questa struttura, fatta di parti acustiche e non, abbastanza cadenzata e mai sopra le righe, ed è incorniciata da un cantato pulito e delicato che si rivela essere il vero valore aggiunto dell’album. Il francese è la lingua scelta dall’autore per i suoi testi, più poetici che altro e, paradossalmente, non è necessario conoscere l’idioma per immaginare le fattezze dell’autre monde, poichè la sola pronuncia e le splendide melodie create dalle chitarre accarezzano il lato più puro e puerile dell’ascoltatore, guidandolo verso l’Eden tanto evocato. La matrice black-metal emerge in rari episodi, come su Les Iris, dove la batteria a doppia cassa si lancia in brevi e intense sfuriate, mai così “leggere” e perfettamente integrate in un contesto astratto di questo tipo. Tra le sei tracce spicca maggiormente all’ascolto, per il suo tono quasi folkloristico, Tír na Óg, canzone che brilla di luce propria: nella tradizione celtica Tír na Óg è un’isola incantata nonché terra dell’eterna giovinezza, e le analogie con il mondo di Neige, quindi, si sprecano.

Malinconico e solare, Souvenirs D’un Autre Monde sancisce il trionfo della primavera sull’inverno; è un puzzle di pura contemplazione estetica, nostalgia di momenti preziosi e impotenza dinanzi all’inesorabile trascorrere del tempo.

 

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About Nightdriver

Nella vita è circondato da messaggi criptati ("oooocchio"), musica in loop e tanti “ah, ma se tuo fratello gemello si fa male, provi dolore anche tu?”. Crede nella puntualità ergo odia Cosmopolitan, sua Nemesi. Possiede un altarino dedicato all'onnipotente (e sottovalutato) Dio Tono. Odia la falsità, l’ipocrisia, l’odio, la guerra e vuole la pace nel mondo 4ever. In sintesi, i gusti dei Gorgoroth, le volontà standard di una miss Italia.
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