Trashic

COMETA, Gregorio Magini

IMG_6178Un buon amico ascolta le tue miserie senza giudicare e ti riferisce il suo parere in modo distaccato e super partes. Un grande amico, un amico fraterno, prende il tuo malessere e lo fa suo, un grande amico è empatico: se non ne sei capace, elabora le tue paure e te le sputa in faccia. Ti rivolta come un calzino e ti mette di fronte allo specchio. Un grande amico non è tutto rose e fiori, non dice sempre quello che ti fa comodo, è difficile, è sgradevole.

Tutto questo inutile preambolo per dare valore a questa mia posizione: “COMETA” è sgradevole.
Dalla prima alla penultima pagina non vi sentirete mai perfettamente a vostro agio. Come se un alligatore, un grosso insetto, un pescecane, qualcosa di torvo vi girasse intorno alla ricerca di un punto di accesso.
“COMETA” lo sa che anche voi dentro avete qualcosa che non va: nessuno si salva.
Perché è un romanzo sulle nostre piccolezze di uomini, sui nostri sporchi vuoti siderali. Si sente un po’ di puzza.
A leggerlo ci si insozza qualcosa dentro, o tutto intorno.

I due protagonisti sono Fabio e Raffaele.
In alcune recensioni ho letto le stesse descrizioni lapidarie: Raffaele il satiro e Fabio il nerd.
In realtà Magini racconta sì vicende limitate a certi aspetti dei personaggi ma lo spettro è da intendersi più ampio. Sono a modo loro due solitudini senza possibilità di risoluzione. Due rette parallele, due amici che in realtà non si incontrano mai davvero se non nelle pagine finali.
Due scie diverse e lontane. Detriti senza luce.
Raffaele e Fabio a modo loro provano a riempire il vuoto con l’arte, la programmazione informatica, anche con un obiettivo comune poi, qualcosa per cui svegliarsi al mattino: la realizzazione di un social network innovativo con un logo in potenza invidiabile.
Ma cosa resta?

Ci sono Fabio e Raffaele dunque, e poi ci sono le donne.
Durante la lettura di alcune pagine sul rapporto tra i due sessi viene fuori la violenta forza femminile: più netta, più ferocemente leggera. Ho pensato ad un film passato in sordina : “Tommaso” di Kim Rossi Stuart. Un bel film tutto sommato.
Sia nel film di Rossi Stuart che nel libro di Magini la lotta tra i sessi è impari, l’uomo è una cosetta da niente; immerso in un esistenzialismo povero, distruttivo e inutile. Siamo dei coglioni.

Il linguaggio di Magini è vivido e preciso, ma vorrei aggiungere una personale considerazione. Temo di essere stato influenzato dalla lettura della sua biografia, ma sostituirei all’espressione “prosa labirintica” (come è stata definita su Panorama) quella di “prosa algebrica”. Si sentono le parentesi, graffe e quadre e tonde. Le proposizioni si aprono e si riaprono e poi si chiudono e si accartocciano e lo spazio tempo è uno strumento concreto, non una fase inerte. Anche nel caos di certi trip di pagine e pagine si percepisce un metodo scientifico di fare scrittura. Un modo di pensarla che è proprio di chi ha una mente matematica.
Un po’ à la Proust in certi momenti, ma al posto della madeleine qui c’è la figa.

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In linea con la scuderia NEO. COMETA di Magini è un testo senza pietà che lascia con molte domande e poche risposte (come è giusto che sia). Scritto bene. Qualche problemino piccolo di disomogeneità qui e lì. Niente di grave. Il romanzo è originale, per voce e linguaggio, anche se potrebbe ricordare – in alcune sezioni – certi cannibali della letteratura italiana anni 90. Ma ci passa accanto. Non c’entra nulla, e se c’entra non è volontario.
Un buon romanzo che non grazia nessuno. Fanno schifo un po’ tutti. Pure tu. Buona fortuna.

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Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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