Recensioni

ALLA GRANDE, Cristiano Cavina

Stefano Benni, Pinocchio, I ragazzi della via Paal: ho già bruciato la metà dei riferimenti presenti nelle recensioni più attendibili e mainstream, posso cominciare a produrne una mia partendo da zero.

Scavando nella memoria è difficile non trovare barlumi della nostra infanzia: croste di sesta generazione su un ginocchio, un regalo che ci è particolarmente stato sulle balle, un amico che puzzava di biscotti e gorgonzola.
Altra storia è ricordare il pensiero infantile; quei sillogismi stupidi e fantastici che a sei anni seguivamo e accettavamo come assiomi di logica straordinariamente ovvia.
Cavina ci ha scritto su il suo primo romanzo: “ALLA GRANDE” (2003) editore Marcos y Marcos (10.000 copie vendute, tradotto anche in francese).
Capisco che accostare un’opera originale a qualcosa di già esistente è sempre sbagliato e non-professionale ma non rispondo a nessun editore delle mie azioni, quindi lo faccio: questo libro è colmo di continui richiami a Fellini e a tutto ciò che riguarda la già enormemente (e forse mai abbastanza) trattata magia della Romagna del passato. Per carità, i richiami sono involontari, ma come si fa a non pensare ad Amarcord leggendo il libro? E’ impossibile.

Cavina è un narratore prima che un romanziere, bisogna dirlo. Il ruolo di cantastorie romagnolo nudo e crudo lo esenta dal cercare qualsiasi invenzione di trama visionaria, per potersi così dedicare totalmente alla descrizione romantica e ironica dei personaggi e delle ambientazioni, al meglio.
Mentre le conclusioni di cui sopra possono risultare affettate e me ne dispiaccio (ma quelle sono), una caratteristica indubbiamente comune al Federico Regista (4 orizzontale, 7 lettere) è l’uso frequente del dialetto arci-romagnolo, scelta azzeccata perché come disse il poeta Raffaello Baldini “…certe cose accadono solo in dialetto”. E’ così.

La storia è quella del piccolo Bastiano Casaccia detto Bla: avventuriere per vocazione e necessità. Una vita piena di vuoti è giusto riempirla con qualcosa. La nonna è un soprammobile lamentoso, il nonno poco più di un tritarifiuti vorace. Il padre ignoto diventa una buona occasione per costruirsi un super-mentore immaginario da spiattellare in faccia ai compagni di scuola; il modello in carne ed ossa invece è zio Paolo, il vitellone di famiglia dal passato inquieto.
La mamma è amore, nient’altro: il personaggio che il bambino descrive evapora fuori dalle pagine a poco a poco attraverso sensazioni che seppur infantili e primitive colgono in pieno ogni angoscia, senso di inadeguatezza e sentore di devozione estrema.
Bla è un bimbo delle case popolari, felice di esserlo, uno che come facevamo tutti (o quasi), vede in ogni (e dico “ogni”) evento un’occasione per mostrare il proprio talento da precoce pioniere del rischio e dell’ingegno tecnico.
Un giovane pirata che ama la sua inseparabile Turboberta e vive nel suo mondo parallelo pieno di colori.

La peculiare copertina e le pagine avorio Marcos y Marcos  assorbono e rilasciano all’occorrenza note di piacere puro, caldo, sincero.
“Alla Grande” è un gioco d’avventura tutto da leggere e da scoprire, per bambini dai 6 ai 99 anni.
Tra dediche ad un passato mitico abitato da personaggi leggendari degni del miglior Silvano Ciriello di “Ovosodo” ed omaggi al romanzo picaresco, il pathos candido di Bastiano ci svela le viltà, le miserie e i desideri della vera provincia italiana. Quella grande e piccola insieme che solo i migliori registi surrealisti riuscirono a cogliere, e che oggi possiamo rivivere sulle pagine di un buon libro.
ALLA GRANDE 

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About E. A. Paul

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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