Recensioni

UNOINDIVISO, Alcide Pierantozzi

 

Torna ad essere pubblicato l’esordio di un autore che ha scardinato luoghi comuni e bruciato le tappe del pubblico riconoscimento. Recita così la newsletter Hacca.

La rilettura bisogna guadagnarsela (per non parlare della ri-edizione). Certe pagine scorrono tra le dita lasciando poco più che un opaco vuoto (il Vuoto – da solo – non sarebbe male) senza ricordi.
“Uno In Diviso” di Alcide Pierantozzi è un libro che va riletto perché contiene più di quello che vorrebbe farci credere, o forse meno, in ogni caso resta il dubbio. Resta il sapore amaro in bocca e il disgusto verso noi stessi forse, verso il mondo. Il dubbio è il dilemma dell’uomo. Forse.
Il protagonista, uno (chiaro?), è una coppia di gemelli siamesi uniti così “ad Y” . Due gambe, un pene, due tronchi, due teste, quattro braccia. Ad Y.
Manco a dirlo c’è il gemello buono e quello cattivo : “Se ero io ad adirarmi, pochi secondi bastavano a far dileguare la furia nella metà di mio fratello, pochissimi istanti erano necessari a caricarlo di una violenza inaudita, innaturale, irriguardosa. Perché lui, tra i due, la sua parte, era la conserva del mio dolore: parevamo una padella storta, dove l’olio che butti a sinistra, puoi starne certo, finisce a destra e dove il calore lo fa bollire in fretta, sprizzare.”
Sarebbe tanto giusto quanto scontato e assolutamente banale soffermarsi sul tema della bivalenza, del bianco e del nero che ciascuno di noi ospita ecc ecc, quindi non lo farò; vuoi perché sul tema è stato già detto abbastanza, vuoi perché questa DottorJeckyll&MrHideness (termine che propongo per l’ Oxford Advanced Learner)  che tanti romanzetti poco memorabili ha ispirato è, in questo caso, solo un pretesto per dare sfogo alla rabbia (ed al talento) di un giovane preparato, incazzato e pieno di domande.

Oltretutto stando alla canzone dei Cani e banalizzando, attenendoci alla  semantica e semeiotica Wes Andersoniana (che ritengo scienza esatta al 100% al pari della Fisiognomica), i buoni non sono poi così buoni e i cattivi sotto sotto sono dei teneroni. Non esiste il bianco non esiste il nero. Anche quando le due cose sembrano nettamente distinte. Qualunque -ismo è  di per sé una cazzata. A priori.
Tornando alla recensione.
Scrivere che questo libro sanguini sarebbe scorretto e renderebbe male l’idea; Uno In Diviso vomita, mestrua, sborra esistenzialismo, razionalismo, estetica, rabbia una pagina sì e l’altra pure.

Un esordio spettacolare che ricorda la migliore  letteratura anni ’90, quella sporca e cattiva che a volte (un po’ troppo spesso, non in questo caso) scadeva nella ricerca ossessiva di riferimenti pulp steam-hardcore-pajata-cyber-punk.
Qui tutto è straordinariamente misurato: anche quando la violenza diventa insopportabile è la sua stessa inumanità a trasportarla su un piano superiore che non concerne l’uomo medio ma attinge al Divino ed alla sua straziante carnale iconografia.
E’ la stessa differenza che passa tra uno splatterone di serie B qualunque ed un horror di Rob Zombie farcito di filosofia e simbolismo esoterico: la differenza è sottile agli occhi poco allenati.
La scrittura non si compiace nel sangue, ci sguazza dentro ad occhi rigorosamente aperti, sofferente e perfetta.

Alcide Pierantozzi è un nome da snob spocchioso, ma a cotanta presunzione (di facciata) equivalgono maniera, misura, talento.
Sull’autore si è detto e si dice molto; io ritengo che in questo caso ci sia ben poco da commentare.
Uno In Diviso è un testo importante, vivido e potente, la cui eco corrosiva batte forte sulle ossa del cranio; efficace e prepotente.  Alcune immagini probabilmente non riuscirete più a dimenticarle.
Da leggere assolutamente, se ne avete il coraggio.

I Gemelli si sa, meglio non fidarsi.

 

La seconda edizione di “Uno In Diviso” uscirà, il 9 maggio, (di nuovo) sotto il segno di HACCA , questa volta la copertina è affidata al Maestro Maurizio Ceccato (e si vede).

 

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About E. A. Paul

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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