Trashic

HOUSE OF GUCCI

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Quando saltarono fuori le prime notizie sulla produzione e poi sulle riprese di THE HOUSE OF GUCCI ero curiosissimo. Ridley Scott è Ridley Scott e anche se ogni tanto capita anche a lui un film poco riuscito, pian piano si guardano tutti a prescindere.

Senza farmi alcuna domanda e senza guardare alcun trailer – faccio così quando sono certo che vedrò un determinato film – ho atteso con trepidazione di assistere all’impersonificazione di personaggi italiani (che vivono in italia) di attori importanti come Al Pacino, Adam Driver; Jeremy Irons perché no anche di Jared Leto (che però definire imprevedibile è un eufemismo). Lady Gaga per me come attrice è ancora un grande punto interrogativo.

Andiamo subito al dunque: il film è pessimo ed è una delle pochissime volte in cui sono certo di quello che dico. C’era il potenziale per un’epopea Shakesperiana e invece sembra una puntata di CentoVetrine girata da Muccino (anche qui mi esprimo con totale neutralità nei confronti di CentoVetrine, e forse anche di Muccino).

I problemi principali sono due:
– 1 il film in lingua originale si avvicina al ridicolo.
– 2 troppi subplot necessariamente poco sviluppati e quindi poco trascinanti

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Io non so chi sia stato il consulente di lingua, se ce ne sia stato uno, quanto lo abbiano pagato ma – inserire blasfemia a caso –  ogni singolo attore straniero nel film parla con un accento differente.
Adam Driver ha una leggera cadenza italiana ed è l’unico a mio modesto parere centrato e giusto nella parte, Al Pacino è abbastanza misurato, Lady Gaga sembra anglo-russa. Poi il bello arriva quando apre bocca Jared Leto.
Io davvero non so come questo sia stato possibile ma Jared Leto parla esattamente come Super Mario. “IT’S A ME PAOLO GUUUCIIII”. Non riesco a capacitarmi di come nessuno lo abbia fermato.

 

 

 

Menzione a parte per Salma Hayek alla quale la cadenza nostrana non dovrebbe venire malissimo. E invece eccola sembrare una italiana che con tutte le forze cerca di parlare inglese con cadenza spagnola. Una tortura.
Nel clima hollywoodiano di adesso ai limiti del maccartismo, tra caccia al greenwashing, whitewashing, appropriazioni culturali, politicamente scorretto  etc etc, nessuno ha trovato ridicolo che Jared Leto parlasse letteralmente come Peter Griffin dal salumiere e gesticolasse senza criterio alcuno e Lady Gaga sembrasse uscita dallo spin off di Ciao2020. Incredibile. Volendo inaccettabile, se in Italia ce ne fregasse qualcosa.

Ecco un caso il cui il doppiaggio non potrà che giovare. Mai stato tanto sicuro di qualcosa.
Ci sono due o tre attori italiani in parti minori e di questi non parla praticamente nessuno.

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Erano tantissimi i punti di interesse di questa storia: la carriera da attore di Rodolfo Gucci e il rapporto col figlio Maurizio. La saga famigliare tra quote azionarie e relazioni irrisolte. Paolo Gucci che nonostante l’interpretazione di Leto o forse proprio grazie ad essa risulta il personaggio più outsider e curioso tra tutti. La mondanità attorno al marchio. Le innovazioni del design. L’italia che cambia. Gli investitori esterni alla famiglia. La seconda vita di Maurizio e infine l’omicidio commissionato dalla Reggiani.
Anche soltanto quest’ultimo plot però, la ragione stessa per cui esiste questo film, è evanescente. I personaggi non hanno profondità e quindi per forza alla fine del film non ti importa né di Maurizio né di Patrizia.
Onestamente il materiale da dover approfondire era troppo ma non capisco come Ridley Scott non sia riuscito a trovare la chiave, il filo rosso per portare avanti la storia in modo efficace.
C’era del potenziale per costruire un gran film ed è invece un disastro. Ai limiti dell’amatoriale. Anche la luce è sempre la stessa. Smarmellata. Io davvero non capisco.
Anche in questo caso sono sicuro, produrre una miniserie invece di un lungometraggio avrebbe giovato. Più tempo, più sviluppo, più empatia.
La storia vera era interessantissima, ma il film non lo è.

Typisch italienischer Mann isst gestikulierend eine Pizza
Il consulente di dizione di Jared Leto durante una pausa pranzo

Conlcusioni:
Ridley Scott se ne sbatte altamente di qualunque critica e al botteghino il film andrà benissimo.
The Last Duel devo ancora vederlo, ma non lo guarderò sullo smartphone (leggete cosa ha detto Scott sul flop di questo The Last Duel).
Sono onestamente molto deluso perché da un regista di questo calibro mi aspetto sempre dei grandissimi capolavori e invece, dalla luce alla recitazione al montaggio, il livello è medio basso (c’è anche un abbraccio di Al Pacino che ricorda fin troppo – e non so quanto volutamente – quello a Fredo ne Il Padrino e che immediatamente ti sveglia e ti ricorda che stai guardando un film spegnendo la magia). Da italiano poi è veramente difficile stare al gioco e viene da pensare – ed è un gioco mentale che non faccio spesso, e che non mi piace – che uno come Scorsese con questo materiale avrebbe fatto di meglio.
Non era argomento interessante per Scott forse e detto questo ci sarebbe poco altro da aggiungere.

Al netto di tutto questo però non posso che fare il tifo fortissimo per uno spin off con Jared Leto che parla in quel modo per novanta minuti.
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About E. A. Paul

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, E.A.Paul si trovò trasformato in Enrico Beruschi
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